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Qual è il segreto del passato, che ce lo rende così viva e al tempo stesso "curiosa", come leggiamo nel titolo di questo libro ricavato da un verso di una bellissima poesia di Emily Dickinson? Questo su segreto è la memoria, che non significa però so tanto la sequenza dei nostri ricordi come più meno passiva eredità dal tempo trascorso, ma significa, soprattutto, il senso del nostro presente. Ed è su questo senso che s'interroga questa breve e intensa opera di Paolo Collo, cui riesce difficile attribuire un genere letterario ben definito: biografia, romanzo, poesia... In realtà, si tratta forse di un libro per così dire "involontario", scaturito da desiderio di riordinare la storia di se stessi attraverso quella della propria famiglia: mettere insieme cocci del tempo, cercare di ricucirli come sole attraverso la scrittura pare possibile. Attraversiamo dunque le diverse tappe di varie esistenze, dalla prima alla seconda guerra mondiale e oltre; e mentre il tempo si svolge, la geografia si apre, mutano i paesaggi: Torino, Parigi, Fregene, Roma... Tutto si compie velocemente, il tempo scorre con la feroce perentorietà di una locomotiva cui si tenta di rimanere agganciati: nascite, morti, amore, lavoro, vacanze, e ospedali dai vetri smerigliati e con panche di ferro. E noi lì a guardare attoniti, riconoscendo nei nostri occhi quegli stessi occhi che avevamo quando siamo venuti al mondo, ancora più spauriti, ancora più increduli.